Stalking
Lo stalking è un fenomeno psicologico e sociale conosciuto anche come “sindrome del molestatore assillante”, “inseguimento ossessivo” o anche obsessional following.
In Italia lo stalking è considerato reato da tempi molto recenti. Soltanto nella seduta del 18 giugno 2008, infatti, il Consiglio dei Ministri ha introdotto nel nostro codice penale il reato di stalking (articolo 612-bis, atti persecutori), relativo a “quei comportamenti ripetuti, consistenti in molestie e minacce, che creano nella persona offesa paura per la propria incolumità o per quella di persone legate da vincoli di parentela o di affetto, tali da indurre a modificare il proprio stile di vita in maniera significativa”.
La sanzione, per tale reato oscilla tra i sei mesi e i quattro anni di carcere, salvo un aggravamento di pena fino a due terzi in caso di recidiva, fino alla metà (con procedibilità d’ufficio), se il fatto è commesso nei confronti di un minore, ovvero, se ricorre una delle circostanze aggravanti di cui all’articolo 339 c.p..
Ma quand’è che un corteggiamento assillante, delle attenzioni ossessive si trasformano in stalking?
Lo stalkers nella manifestazione dei suoi comportamenti è, generalmente, spinto da diverse motivazioni tra cui le più frequenti sono:
- il desiderio di avvicinare qualcuno dal quale è attratto in maniera ossessiva,
- la voglia di riallacciare una relazione con un ex partner,
- la conquista ad ogni costo o il tentativo assillante di iniziare una relazione d’amore
- il desiderio di vendetta per un presumibile torto subito, (da un ex collega di lavoro, cliente o fornitore, partner)
In ogni caso, la vittima, non è vissuta dal molestatore come un soggetto, una persona conosciuta ed apprezzata, ma diviene l’oggetto, il “mezzo” attraverso cui placare le proprie pulsioni, e soddisfare il bisogni di riconoscimento e di attenzione.
Per raggiungere i suoi scopi, lo stalker mette in atto una seri di comportamenti fastidiosi e molesti nei confronti della vittima designata:
- comunicazioni non desiderate: generalmente l’attenzione è posta sulla vittima, ma a seconda dei casi, lo stalker, manifesta comportamenti invadenti anche con i famigliari e gli amici della vittima. Lettere, telefonate, sms, mail, sono tra gli strumenti maggiormente utilizzati.
- contatti non desiderati: il molestatore cerca di pedinare la vittima, la segue sul posto di lavoro, l’aspetta sotto casa, frequenta i posti della vittima come il bar o la palestra, fino a cercare di inserirsi nella rete sociale della vittima, per poi entrare nella sfera personale con spedizioni di regali non desiderati, messaggi sulla macchina della vittima, messaggi o scritte sui muri fuori dall’abitazione e dove è possibile la cancellazione di servizi come abbonamenti postali a riviste o servizi fondamentali, quali luce, gas, telefono ect.
Un comportamento normale diviene stalking quando non si accettano i ripetuti no, quando lo stalker non accetta il rifiuto da parte dell’ altra/o, non accettando la mancanza di interesse, oppure non accettando la fine di una relazione; le ricerche empiriche individuano patologico un comportamento insistente e reiterato dopo due settimane, se la vittima ha manifestato il proprio disinteresse e il desiderio di essere lasciata in pace. E’ allora, infatti, che i comportamenti messi in atto dallo stalker non vengono più vissuti dalla vittima come semplici manifestazioni di interesse nei suoi confronti, ma cominciano a destare in questa fastidio, paura, ansia e/o fobie.
Dott. Andrea Ambrosetti
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